Risarcimento ai parenti delle vittime stragi nazifasciste: rischio del venir meno dello status di vittime da violenza di guerra “martiri laici”.

L’istituzione del Fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime delle stragi naziste, avvenuto con i fondi del cosiddetto PNRR2 – Piano nazionale di ripresa e resilienza 2 (contenuto nel decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, convertito con modificazioni dalla legge 29 giugno 2022, n. 79) è stata inserita una norma che istituisce il “Fondo per il ristoro dei danni subiti  dalle  vittime di crimini di guerra e contro l’umanità per la lesione di  diritti inviolabili della  persona, compiuti  sul  territorio  italiano  o comunque in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l’8 maggio 1945”, del quale potranno usufruire solo coloro che hanno ottenuto una sentenza favorevole in passato e coloro che la otterranno a seguito di azioni giudiziarie avviate entro il 30 ottobre 2022.

Infatti, a partire dal 2004 i tribunali italiani hanno cominciato a pronunciare delle sentenze di condanna dello Stato Tedesco al risarcimento dei danni ai parenti delle vittime delle stragi naziste. Ma fino all’istituzione, di cui sopra, dal fondo dal governo Draghi, i risarcimenti erano risultati una mera illusione. Oggi invece sappiamo che il Fondo ha iniziato ad erogare i risarcimenti a tutti quei parenti che avevano ottenuto una sentenza civile di condanna dello stato Tedesco passata in giudicato.

Contestualmente alle erogazioni delle indennità in molti si sono chiesti se e come può cambiare il significato, il valore e la percezione concreta della memoria collettiva di quei fatti drammatici fino qui conosciuta.

Le stragi nazifasciste, per ottanta anni, sono state percepite come una tragedia di tutti, di tutti i componenti delle varie comunità colpite e non solo delle famiglie delle vittime. I morti delle varie stragi erano idealmente e in senso collettivo tutti parenti, tutti figli, tutte madri, tutti padri, tutti fratelli e tutte sorelle, era una tragedia di tutto un gruppo, di un’intera comunità e di un’intera nazione.

In questi 80 anni il concetto di MEMORIA da continuare a coltivare si basava sul riconoscere ai morti da violenza, per mano dei nazifascista, lo status di vittime di “martiri laici”, figure di riferimento sostanzialmente apolitiche che hanno subito una violenza di guerra.

La domanda che si pongono in molti è se questi risarcimenti, oltretutto dello stato Italiano e non della Germania, non rischiano di modificare sostanzialmente lo status stesso delle vittime e di conseguenza della memoria di quei drammatici fatti, quindi, da vittime che avevano subito una violenza di guerra “martiri laici” a comuni vittime come ad esempio i morti per incidenti da circolazione stradale. Che, come sappiamo fanno sorgere in capo ai parenti superstiti il diritto ad un risarcimento obbligatorio dalle Assicurazioni R.C. o dal fondo vittime della strada.

Già con i primi risarcimenti ricevuti si sono notati degli effetti negativi tra i componenti delle varie aAssociazioni vittime delle stragi. Prima di tutto perché tra gli stessi associati non è facile capire i tecnicismi giuridici che determinano queste differenze: qualcuno ha già incassato somme importanti e molti altri no pur avendo fatto richiesta.

Poi come ben sappiamo l’Avvocatura dello stato ha impugnato le prime decisioni, a seguito delle domande presentata in base all’istituzione del Fondo, e qui si parla chiaramente di anni prima di poter arrivare ad una conclusione .

Tutto questo sta già determinando qualcosa che ancora non sappiamo come evolverà tra i cittadini delle varie comunità colpite da stragi, ma è certo che chi ha già incassato tali somme preferisce non esporsi e soprattutto non renderlo pubblico, proprio per non suscitare gelosie e cattiverie varie o anche rivendicazioni.

Ci dobbiamo domandare se un effetto collaterale, imprevisto e imprevedibile di questi risarcimenti, può perfino arrivare a disturbare proprio l’azione a tutela della Memoria, portata fin qui avanti delle varie Associazioni Vittime delle stragi nazifasciste. Enti nati proprio per portare avanti la memoria collettiva di queste vittime, da violenza di guerra per mano dei nazifascisti, affinché questi crimini non abbiano più a ripetersi.

Proprio in questi giorni veniamo a conoscenza, che la registrazione della sentenza che riconosce i risarcimenti ai parenti, di una delle tante stragi nazifasciste ( Falzano) comporta il versamento dell’imposta di registro di circa euro 113.000,00. Dopo una serie di rimpalli sembra che per il momento è stata sospesa la richiesta di pagamento. Chiaramente anche questa è una notizia, i media giustamente ne parlano, ma non è questo il punto, sono gli effetti che può produrre proprio sulla Memoria, sulla memoria collettiva, e forse proprio su quelle persone che oggi non sanno di preciso di cosa si sta parlando (anche per la distanza dai drammatici fatti). Questo ulteriore elemento mette in luce (se c’è ne era bisogno) anche problemi macroeconomici sulla fattibilità, sulla sostenibilità ( si parla di qualche migliaio di vittime che danno diritto a un risarcimento di somme importanti) per le disastrate finanze del nostro Stato. Pertanto, credo sia un’ulteriore fattore di dibattito, sicuramente, che però può integrare un primo passo verso quella banalizzazione del male, del fatto criminale di 80 anni addietro, visto che poi si sta riconducendo tutto al denaro e al suo possesso. Insomma, per la massa il rischio è concreto che questi risarcimenti potranno essere assimilati agli altri previsti dal nostro ordinamento giuridico.

Infine, e come molto chiaramente descritto dal Prof. Fabio Dei, nel suo documenti intitolato “Memoria culturale, violenza e paradigma vittimario”

(Fabio Dei) documento prodotto per il convegno “Tempi di guerra, Bologna, 14-16 novembre 2024 “ (che si allega in PDF e che vi invitiamo a leggere) questi risarcimenti si inseriscono e si possono inquadrare nel cosiddetto “Paradigma vittimario” che, secondo l’autore, già ci ha portato a questi attuali venti di guerra, e in più se questi risarcimenti metteranno a rischio il significato della MEMORIA, per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi, e che ha garantito la pace per 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, c’è veramente da preoccuparsi e soprattutto da reagire con impegno, coscienza e da subito.

Sempre nel suddetto convegno “Tempi di guerra, Bologna, 14-16 novembre 2024 “ è emerso un ulteriore elemento molto interessante, che ha messo in evidenza come si è passati, dalla memoria del “Milite Ignoto” di cento anni addietro, una salma che rappresenta tutti, quindi una memoria collettiva, ad oggi che viviamo la corsa alla riapertura delle fosse comuni ( in Spagna, nei Balcani e nell’est Europa) affinché ognogno riesca a recuperare i poveri resti della salma del proprio parente, quindi, oggi si preferisce una memoria individuale, forse anche egoistica ma chiaramente così rischia di scomparire proprio la memoria collettiva. Questo passaggio è molto forte, e ci deve fare riflettere, infatti dal dopoguerra in poi sono sempre state le collettività, tramite i Comuni, ad occuparsi delle lapidi dei morti, di fare a loro i monumenti ai caduti, dove èsempre riportato il nome di tutte le vittime della guerra, po anche la manutenzione e sempre stata a cura degli stessi enti. Le famiglie erano orgogliose e felici di ricordare i loro morti con tutta la collettività, condividendo così sia il dolore, che la lapide a ricordo, insomma una memoria collettiva, mentre ora sembra proprio il contrario, ognuno cerca il suo parente per poterlo ricordare individualmente. Ritengo che proprio questi risarcimenti, per quanto sopra esposto, possono accentuare questo preoccupante passaggio.

In conclusione c’è molto da riflettere su questi risarcimenti, e c’è da chiedersi se non potevano essere indennizzi “collettivi”, ovvero, invece di beneficiare solo ed esclusivamente i parenti delle vittime, a titolo privato, si poteva prevedere il risarcimento alle varie comunità , a titolo collettivo, in cui ci sono state le stragi nazifasciste, altresì prevedendo la destinazione di queste somme per la realizzazione di opere pubbliche, in quei luoghi, ad esempio per costruire scuole, asili, presidi medici e per lo sport o altro.