Nel paese del primato assoluto della proprietà privata, su tutto, per molti viene sicuramente prima anche della libertà personale, tanto in galera ci vanno solo gli sciagurati ( per ora), insomma per i colletti bianchi e per i ricchi è veramente difficile che si aprano le porte dei penitenziari, quindi, noi immaginiamo ( per fortuna non è così) se Ghinelli, avesse tra le sue funzioni, anche, la nomina del Garante del Contribuente, in base allo Statuto del Contribuente L. 212/2000, visto il suo precedente Decreto 97 del 26/11/2024, non facciamo fatica a immaginare che con gli stessi presupposti lui lo avrebbe nominato Garante dei funzionari e dipendenti delle Agenzie delle Entrate e poi anche del Contribuente.
Vogliamo usare questa metafora perché secondo noi rende bene l’idea e va a toccare l’interesse primario dei cittadini, la sacralità della proprietà privata, infatti, il Garante del Contribuente svolge la funzione primaria di garantire l’applicazione dello Statuto dei Contribuenti e guarda caso, di fatto la sua funzione è posta proprio a tutela della corretta applicazione di tutte le procedure, che inesorabilmente portano alla nascita di un’obbligazione tributaria in capo ad un privato e a favore dell’Agenzia delle Entrate.
L’Agenzia delle Entrate è fatta di persone ( come gli operatori dei penitenziari) che hanno il potere di accertare e imporre un obbligazione tributaria a chiunque ( possono incidere d’autorità nella sfera giuridica del privato cittadino) che va a ridurre la sacralità della proprietà privata, e il garante proprio in questo contesto opera, ovvero, garantisce la corretta applicazione di tutte le procedure previste dalla legge e dallo statuto del contribuente e come sappiamo la forma è anche sostanza.
Se vogliamo comparare quanto sopra ai detenuti ( privati solo della loro libertà personale!) tradotti in carcere è evidente che gli operatori del sistema penitenziario ( all’interno dei penitenziari possono incidere nella vita del detenuto) sono una figura per molti aspetti assimilabile a quella degli operatori delle Agenzie delle Entrate ( infatti il legislatore ha previsto la figura del Garante dei Contribuenti) e anche a un bambino è chiaro che non è possibile che lo stesso soggetto possa fungere da garante di due posizioni evidentemente così contrapposte: il contribuente, da un lato, e gli operatori delle agenzie delle Entrate, dall’altro, e altrettanto si può dire per i detenuti, da una lato, e gli operatori del sistema penitenziario, dall’altro. Nel primo caso si parla della tutela del diritto di proprietà e nel secondo della tutela del diritto alla libertà personale, e alla dignità umana, quando viene privata.
La proprietà privata, del contribuente, più essere limitata per contribuire al sostenimento delle spese dello Stato e così la libertà personale più essere limitata, per una condanna penale definitiva o in via cautelare (ma mai la dignità umana in base alla Costituzione) ma come è chiaro la struttura dei due principi costituzionali è simile, così come è comparabile la possibilità della loro limitazione ( per fini chiaramente diversi).
Immaginiamo la levata di scudi e di proteste se il MEF dovesse mai pensare di nominare il Garante del Contribuente investendolo anche della funzione di garante degli operatori dell’Agenzie dell’Entrate, ma qui il nervo è scoperto, perché c’è di mezzo la proprietà privata, mentre nel nostro caso, che parliamo dei detenuti, e della privazione della loro libertà personale, non abbiamo assistito ad un gran dibattito, tutt’altro (l’atteggiamento collettivo punitivo è sempre in agguato).
Infatti, l’unico che ha levato una forte denuncia è Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone, che giustamente ha definito tra l’altro la nomina di Ghinelli “senza senso”, come dargli torto.
Si è una nomina “senza senso”, ma cosa ci potevamo aspettare da un’amministrazione che fino ad oggi ha fatto di tutto per favorire la rimozione collettiva del suo penitenziario cittadino? Il Garante dei detenuti, con questa delicata funzione può rendere trasparenti quelle mura di recinzione, così da impedire che li dentro si possa perdere l’umanità, la dignità dell’essere umano. Un insopportabile rimozione collettiva che ritardando la nomina, il sindaco credeva di poter conservare a lungo, pur essendo, alla fine stato costretto a tale passo ( lo ha fatto solo alla fine del suo mandato).
Ma non ci potevamo nemmeno immaginare levate di scudi e indignazione collettiva, di fronte a tale nomina “senza senso” del sindaco, da una città in gran parte giudicante e sfuggente rispetto alle proprie responsabilità, sia verso le discriminazioni dei poveri, sia la loro emarginazione civile e sociale oltre che economica e culturale.
La trovata di Ghinelli non è altro che un escamotage, triste e non all’altezza di una società civile e democratica, fatto solo per voler continuare a tenere gli occhi chiusi, e non voler guardarsi attorno e rendersi conto di come 10 anni di mancanza totale di politiche sociali e di integrazione hanno grandemente limitato, nei cittadini aretini, proprio quel senso di umanità, di altruita’, di inclusione e condivisione, fino a ridurre al minimo il bagaglio di etica democratica di ciascuno, così tanto da farla scomparire del tutto in molti.