Sono passati già due anni dall’ultimo nostro articolo, in cui ci siamo occupati dello stato in cui si trovavano la mensa e gli spogliatoi di Estra Spa, e ad oggi constatiamo, che la società pur continuando a macinare utili non ha provveduto a sistemare i locali, di proprietà di Coingas Spa, ma utilizzati dai suoi dipendenti.
Infatti, ad oggi per i dipendenti Estra Spa non è cambiato nulla, visto, che ancora non possono usufruire né della mensa, né degli spogliatori e nemmeno delle docce perché non c’è acqua calda, in quanto gli impianti non sono utilizzabili per un problema sanitario, per la presenza della legionella .
Rimane difficile capire come sia possibile una tale situazione visto i risultati della società sbandierati a gran voce anche dal suo presidente ritornato in carica, come da articoli di seguito riportati.
Abbiamo raggiunto l’amministratrice della proprietaria dei locali Coingas Spa, l’avvocata Maria Paola Petruccioli che ci ha risposto così:
“ho già affidato all’Ing. Riccardo Valdarnini la progettazione del nuovo impianto idrico della mensa e a breve affiderò anche l’appalto per l’esecuzione dei lavori. Coingas, società a partecipazione interamente pubblica, deve attenersi alle procedure previste dal nuovo codice degli appalti pubblici. Aspetto questo che non aiuta a concretizzare velocemente le decisioni assunte.” Avv. Maria Paola Petruccioli A.U. Coingas Spa
Ci viene semplicemente da aggiungere che proprio Salvini e questo governo in carica, ci hanno detto ripetutamente, che adottavano il nuovo codice degli appalti proprio per velocizzare le opere pubbliche, se dopo due anni siamo a zero, forse c’è un problema o qualcuno non la racconta giusta.
Il ritornato presidente di Estra Spa Francesco Macrì si dice “fiero dell’agire aziendale è la creazione di valore economico generato e distribuito agli stakeholder pari a 1,14 miliardi di euro (soci, fornitori, personale, pubblica amministrazione).”, ma ci permettiamo di aggiungere che forse per i dipendenti di Estra Spa di Arezzo c’è poco da essere fieri, se dopo due anni nulla è cambiato per gli ambienti da loro utilizzati per i loro bisogni primari.