Della serie : non c’è mai nulla di casuale in questa città!
Dopo il sindaco, da anni a processo per il caso Coingas /Estra, e tutt’ora imputato in appello, oltre ad avere avuto una condanna in primo grado, ora abbiamo imputato per corruzione anche il presidente della CCIAA Guasconi, dopo essere anche stato sospeso dalle funzioni per un periodo.
Insomma, ad Arezzo non ci facciamo mancare nulla. Qui, sembra non voler trovare il minimo spazio l’etica pubblica e soprattutto il buon senso. Come se in questa decadente città non esiste una classe dirigente fatta di persone, titolate, capaci, moralmente e eticamente inattaccabili, ma fatta solo di fratelli che a volte sono anche in attesa di giudizio, a volte condannati in primo grado e di cui proprio sembra non si possa fare a di meno.
Premesso che Guasconi da indagato si è sempre dichiarato estraneo ai fatti, e che fino al terzo grado di giudizio c’è la presunzione di innocenza, ma certo è che ancora oggi presiede l’istituzione che più rappresenta il tessuto produttivo, il sistema economico finanziario delle due province, ed è un autorità giudiziaria con il Registro delle Imprese e quindi, c’è da chiedersi quanto sia compatibile, sotto un profilo etico e morale, la sua funzione pubblica con la nuova qualifica che andrà ad assumere, ovvero di imputato nel processo penale per corruzione presso il Tribunale di Siena.
L’Art. 318 del Codice Penale recita: Il pubblico ufficiale, che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità, o ne accetta la promessa è punito con la reclusione da tre a otto anni.
Non osiamo immaginare il presidente della CCIAA nell’esercizio della sua funzione (ora da imputato per corruzione) che collabora e fa accordi o con la Guardia di Finanza, per la legalità, oppure proprio con l’ANAC (l’Autorità anticorruzione) per scoraggiare e combattere la corruzione e la concorrenza sleale.
Ribadiamo e a scanso di equivoci, Guasconi il presidente, è innocente fino a sentenza passata in giudicato che lo condanna ( come tutti), e ancora non ha una condanna definitiva, quindi è innocente, ma c’è anche l’etica pubblica e soprattutto il buon senso, e quando si rappresenta un’istituzione importante come la CCIAA, anche se innocenti ma imputati, ci si deve rendere conto che fino alla fine della propria vicenda giudiziaria non si può svolgere la propria funzione pubblica serenamente e senza mettere in imbarazzo l’istituzione che si rappresenta, e pertanto è opportuno e auspicabile subito un passo indietro e, quindi, le sue dimissioni per il bene comune.
Ma in questa città, come detto sopra, ma direi in Italia, non si dimette nessuno, anzi orami sembra proprio che la nostra classe dirigente più ha problemi con la giustizia e più viene premiata, uno per tutti ad Arezzo, il sindaco, condannato in primo grado, viene premiato e candidato al Parlamento Europeo. Proprio in quel Parlamento in cui si dimettono solo per essere stati scoperti, dopo 20 anni, di aver copiato, nella loro tesi di laurea, qualche periodo senza citazione della fonte. Noi al contrario in quel luogo ci vogliamo mandare uno che in primo grado di giudizio ha avuto una condanna e in parte è stato assolto, ma per cui c’è l’appello ( e come per tutti c’è la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva passata in giudicato) e ciò per chi crede nell’etica pubblica è un disvalore etico, evidentemente l’etica non va più di moda.
Chi dovrebbe chiedere le dimissioni del presidente della CCIAA? Per quanto sopra, non sarà certo il primo cittadino di questa città, che se ne guarderà bene dal sollevare la questione etica e di buon senso e chiedere le dimissione del presidente della CCIAA Guasconi.
E come sempre e alla fine, chi subirà i danni di questa imbarazzante situazione saranno gli aretini e Arezzo, con il suo tessuto produttivo e con la perdita della credibilità collettiva, come avviene in questi luoghi da molti anni e, quindi, diciamolo chiaramente: non è un caso l’inesorabile declino e scivolamento a sud di questa città, oltre all’avanzare del degrado, abbinato al pericoloso scollamento del patto sociale.