Confagricoltura Arezzo: senza l’acqua del Calcione a rischio le aziende non connesse a Montedoglio
«Se non arriverà acqua dal Calcione, per le aziende agricole della Valdichiana che non sono servite dalla rete irrigua di Montedoglio non resterà che la chiusura». È il campanello d’allarme suonato da Gianluca Ghini, direttore di Confagricoltura Arezzo dopo la fumata nera all’incontro di venerdì scorso fra la Regione, l’Ente Acque e la Protezione civile toscana.
Mercoledì è fissata una nuova riunione, all’ordine del giorno c’è la valutazione della proposta che prevede l’uso della risorsa dell’invaso che si trova fra Lucignano e Monte San Savino, nel frattempo si apre un’altra settimana da bollino rosso per falde e bacini idrici locali e per le aziende agricole che non hanno una connessione con il distretto irriguo di Montedoglio l’incubo della chiusura diventa concreto, in particolare per le imprese della frutta.
«Vogliamo ringraziare la Regione Toscana e l’assessore Stefania Saccardi per aver compreso le ragioni degli agricoltori ed averle fatte proprie – spiega Ghini – ma per l’ok all’uso dell’acqua del Calcione serve il parere positivo di tutti».
«Richiamiamo l’Ente Acque ad una maggiore sensibilità nei confronti del mondo agricolo – dichiara il presidente di Confagricoltura Arezzo, Carlo Bartolini Baldelli – la situazione è davvero preoccupante, siamo confortati dalla vicinanza della Regione Toscana ed auspichiamo che si trovi una soluzione soddisfacente per gli agricoltori e per l’uso idropotabile».
Il piano prevede lo sversamento dell’acqua sui torrenti Foenna ed Esse da cui possono attingere le aziende agricole. Nella zona di Foiano della Chiana ci sono importanti realtà che riforniscono noti marchi della grande distribuzione e danno lavoro a molte famiglie. «Auspichiamo che le condizioni portino ad una scelta ragionevole per salvare produzione e lavoro per quelle aziende che non possono beneficiare della risorsa idrica di Montedoglio. Questa situazione speriamo faccia da stimolo per la realizzazione di tutti i progetti e gli investimenti che possano collegare l’invaso tiberino a tutta la Valdichiana».
«Ancora in Valdichiana – dichiara Bartolini Baldelli – ci sono molte aziende non collegate con la diga della Valtiberina, ci sono importanti ma piccole e medie e realtà che danno lavoro a circa 150 persone, hanno fatto investimenti ed ora corrono il rischio di vedere andare tutto in fumo».