Le minuziose indagini condotte dalla Polizia Municipale e dalla Squadra Mobile di Arezzo hanno portato il GIP ad emettere l’ordinanza di custodia cautelare di 9 minorenni, componenti della Baby Gang, che facevano parte della “famiglia montana”, di cui tanto si è parlato in questi giorni.
Con questa indagine e con questi arresti si è accertato che ad Arezzo si era costituita un’associazione per delinquere, composta da minorenni, ben consapevoli e motivati dalla volontà di condivisione delle finalità dell’associazione, vista la prontezza e dedizione con cui ciascuno di loro si prodiga alla esecuzione dei reati fine, con identico sentire degli indagati, sempre concordi nel loro agire violento durante le aggressioni, pronti a difendersi gli uni con gli altri e entusiasti della loro appartenenza alla famiglia.
Arezzo è una piccola città di provincia non è una metropoli, eppure tutto questo è successo qui. Forse ci dobbiamo chiedere come è possibile che sia avvenuto proprio qui. Il Questore nella conferenza stampa, non a caso ha parlato del grande disagio sociale giovanile presente in città.
Arezzo è una delle città che ha il più alto tasso di abbandono scolastico di Italia non dobbiamo mai dimenticarlo. I nove ragazzi, tutti in età scolare, non andavano a scuola e qualcuno era anche senza famiglia e senza fissa dimora. Ricordiamolo: tutti bambini adolescenti.
Dobbiamo ringraziare le forze dell’ordine per aver sgominato la baby gang, per aver così contribuito a contenere e, speriamo, ad eliminare il problema.
Ma la domanda che ci dobbiamo fare tutti è: ma le istituzioni, il comune, la scuola, i servizi sociali etc., tutti preposti a garantire un sano percorso di vita, di crescita culturale e sociale dei nostri giovani, ma dove erano quando succedevano questi fatti e cosa hanno fatto per prevenire questo degrado?
Questi ragazzi tutto hanno fatto, fuorché cercare di tenere segreto alcunché delle loro gesta. Infatti, le indagini della P.G. prima, e anche il GIP, poi, supporta il suo provvedimento con quanto acquisito dai social dei ragazzi, che, erano intenti a pubblicare, più o meno, tutto quello che facevano. Postavano nei social frasi, foto, canzoni che raccontavano, si, le loro sciagurate azioni, ma anche a ben guardare il loro malessere, il loro disagio sociale, le loro difficoltà e le loro sofferenze. Le istituzioni dove erano?
Ma coloro che sono preposti, o perlomeno, che dovrebbero cercare di ridurre il disagio sociale giovanile, in questa città, non si sono accorti che forse questi ragazzi con i loro post e con le loro gesta di pubblicare, chiedevano aiuto? Chi se ne doveva accorgere? Non era meglio prevenire che curare?
Magari intervenendo prima ( sono due anni che ad Arezzo c’è questa situazione) si potevano risparmiare tante sofferenze alle vittime di questa baby gang ( perché ci sono anche loro, non dimentichiamocelo mai), che, sono altri ragazzi/e loro coetanei, che, hanno il sacrosanto diritto di vivere bene e in sicurezza. Certo c’è differenza tra chi ha scelto di vivere nell’illegalità e gli altri, non va mai dimenticato, ma va sottolineato che le vittime di questi balordi, in conseguenza di tali gravi fatti, si sono trovati a vivere male, preoccupati e impauriti per le responsabilità dei loro coetanei, che hanno scelto la strada sbagliata. Ma le loro sofferenze, le loro paure e gli effetti prodotti non glieli possiamo più togliere, nemmeno con l’arresto della bay gang. Solo con la prevenzione si poteva evitare la loro sofferenza.
I giovani sono il nostro futuro, dobbiamo farli crescere nel migliore dei modi possibili, sono loro che devono portare aventi la nostra società e non possiamo dimenticarli come è stato fatto ad Arezzo.
E’ incontrovertibile la responsabilità, per non essere riusciti a prevenire, di chi occupa, pro tempore, le istituzioni preposte, il comune. Ad ora non ci risulta che il Sindaco e la sua vice, abbiamo emesso comunicati stampa, ho fatto conferenze stampa in relazione a questi gravissimi fatti, ma noi siamo in attesa di conoscere le loro considerazioni doverose e necessarie quanto prima e sopratutto vogliamo sapere se e quali politiche giovanili intendono portare avanti d’ora in poi.
Infine, non abbiamo letto alcun ringraziamento pubblico, da questi signori, alle forze dell’ordine Polizia Municipale e Squadra Mobile di Arezzo, che, con tanta fatica e difficoltà hanno condotto le indagini, acquisito le prove testimoniali e documentali e portato il GIP ad emettere i provvedimenti cautelari contro i componenti della baby gang. Noi li vogliamo ringraziare e gli siamo grati del lavoro fatto, per tutti i nostri giovani.
Ma così vanno le cose ad Arezzo.