Mattesini: “pulire i cessi? Ai giovani a rischio serve ben altro che l’emarginazione”
dichiarazione delle consigliera comunali Pd, Donella Mattesini e Valentina Vaccari
Pulire i cessi non basta. Bullismo, teppismo e microcriminalità devono essere contrastati e puniti a norma di legge. Ma è ormai evidente che Il Comune non ha alcuna strategia per affrontare il disagio giovanile. Alcuni esempi.
Ad Arezzo l’abbandono scolastico è al 22%: ultimi nella graduatoria nazionale insieme a Palermo. Nel 2021 100 tentavi di suicidio. 1.000 sono i minori in carico all’Unità operativa neuropsichiatria minori. Tutto questo nel silenzio dell’Amministrazione Ghinelli e, in particolare, dell’assessora alle politiche sociali ed educative e famiglia, Lucia Tanti. Il silenzio rimane comunque migliore di alcune dichiarazioni. La risposta ad un genitori che sollecitava l’azione dei Comune contro le risse tra giovani, è stata “non sono una badante”. Di fronte al grave episodio della baby gang, la risposta è stata che si merita di andare a pulire i bagni pubblici. Significativa, infine, la scelta della parola galera per la detenzione del giovane rapper: termine non più usato da alcuna normativa relativa ai percorsi detentivi, un tarmine che rimanda non alla consapevolezza dei processi rieducativi e di reinserimento sociale ma allo stigma sociale, all’idea di “scarto” contro cui Papa Francesco ci esorta continuamente.
Ruolo di un amministratore pubblico non è quello di isolare ed emarginare ma di affrontare alle radici il problema. Gli adolescenti hanno bisogno di “guida” ma spesso non trovano riferimenti adulti, né nella scuola e né nei genitori. Siamo di fronte alla crisi delle famiglie: aumento delle separazioni e di quelle conflittuali, incremento della disoccupazione o sottooccupazione con maggiori povertà e sfratti, impossibilità di far fronte alle spese di casa con l’aumento del costo dell’energia elettrica e del gas, orari di lavoro dilatati anche nelle ore notturne, figli sono lasciati soli anche per l’assenza di servizi a sostegno dei minori e degli adolescenti.
Invece di invocare la pulizia dei cessi, l’assessora dovrebbe riflettere su cosa ha fatto e non fatto l’Amministrazione Ghinelli. Nessun sostegno alla genitorialità, che pure è un compito fondamentale per un Comune, tanto più per chi ha la delega alla famiglia. Con lo smantellamento dello “Spazio Famiglia” che era un punto fondamentale di un rapporto fecondo tra Comune, ASL, scuola, famiglie, operatori, si sono lasciati sole le famiglie e si è spezzettato e reso più difficile l’accesso ai servizi. Era un luogo della “normalità” a cui le persone si rivolgevano con molta tranquillità, oggi invece i servizi sono percepiti come il luogo del disagio e della malattia e quindi le persone vi si rivolgono con difficoltà o non vi si rivolgono per niente.
Sia chiaro: nessuna giustificazione per chi sbagli ma è necessario uno sforzo di capire le ragioni di un disagio che può sfociare sia nell’autodistruzione (uso ed abuso di alcool e sostanze stupefacenti, autolesionismo) sia nella violenza verso gli altri, come avviene con le baby gang.
Ciò che oggi serve e su cui invito l’amministrazione a lavorare, è la costituzione di un percorso strutturato, un tavolo di lavoro che metta insieme scuola, Asl, famiglie, servizi sociali, associazioni di giovani e quelle che si occupano di giovani per un lavoro permanente di lettura del disagio giovanile, di approfondimento e di individuazione di percorsi ed attività che promuovano e sostengano il benessere di adolescenti, giovani, famiglie e comunità tutta.
Un bellissimo proverbio dice che “per crescere un fanciullo serve un villaggio”. Ecco, lavori l’Amministrazione per la nascita di questo villaggio, che non può e non deve essere chiuso in una Fondazione.