Di Andrea Talanti
Dopo mesi e mesi di discussioni, ci troviamo nuovamente al punto di partenza.
Ciò che accade ogni weekend in Piazza della Badia non è un fenomeno isolato da bollare come centro della movida sfrenata e senza regole, ma il semplice sintomo di un disagio accumulato negli anni e che trova libero sfogo in forme pericolose e dannose.
Così, mentre si cerca di mettere un freno a situazioni ben poco simpatiche per i residenti, ci si dimentica di scavare nei perchè di tale disagio: non è semplice mancanza di responsabilità, non è semplice micro delinquenza, è la dimenticanza più completa dei giovani di questa città. E ogni città che scorda il proprio futuro, lasciandolo in balia di una società che è piena di esempi sbagliati e cancerogeni, non è capace di proteggere il proprio patrimonio.
Una generazione che sta affrontando una situazione talmente complessa da mettere in discussione certezze acquisite e punti di riferimento: l’educazione, i valori, sani e giusti.
Da troppo tempo Arezzo ha smesso di investire nel proprio futuro, da troppo tempo i giovani vengono solo colpevolizzati e mai ascoltati.
Una città che con i locali chiusi non ha alcuna alternativa da offrire ai propri ragazzi, si trova – per forza di cose – a dover affrontare situazioni simili. L’alcol tira alcol, la droga tira droga. E tutto ciò porta a forme di delinquenza idiote e certamente evitabili.
I miei coetanei così come i più giovani non devono essere giustificati: sarebbe il peggiore degli errori. Chi sbaglia, deve capire di aver sbagliato, che sia con una multa o una tirata d’orecchie.
Ma non si può pensare di arrestare fenomeni sociali, nazionali, con la sola repressione: Piazza della Badia è un singolo caso, ma Arezzo negli anni ha visto episodi simili snodarsi per tutto il suo centro storico.
Solo un’amministrazione sorda potrebbe rifiutarsi di vedere il problema sotto ottiche differenti, e spero che quella aretina non lo sia oltre: già troppo tempo è stato sprecato tra patti e controlli che, come vediamo, a ben poco sono serviti.
Futuro Aretino si impegna da anni nella lotta a fenomeni come questi, eppure mai nessuno ha pensato di ascoltare una voce – scusatemi la poca modestia – autorevole in un campo di sua competenza: quella del disagio giovanile.
Arezzo ha bisogno di tanto, ma non di ulteriori polemiche: chi deve risolvere il problema ha dimostrato da tempo di aver perso il polso della situazione. Probabilmente, sarebbe il momento di cambiare approccio: per i gestori, per i residenti, per i cittadini. Ma anche per i ragazzi: non carnefici, ma vittime di sé stessi e di una città che da anni non fa più niente per proteggerli e crescerli nei solchi educatori della tradizione, del rispetto, del valore.
Andrea Talanti
Vicepresidente Futuro Aretino