Maschi: capelli puliti, anelli non appariscenti, vietato smalto per le unghie etc. etc.
Femmine: pochi cosmetici, colori tenui, smalto unghie trasparente, volume dei capelli contenuto e taglio stabilito etc. etc.
Ci siamo imbattuti nel nuovo regolamento del Corpo di Polizia Municipale del comune di Arezzo 2021, approvato con deliberazione di Giunta Comunale n. 405/2021 del 15 novembre u.s., allegato in calce a questo articolo, e subito abbiamo notato che la tecnica utilizzata dai redattori di queste disposizioni sono l’esemplificazione, l’elencazione di cosa si può fare o no. Questa è la tipica tecnica delle norme cosiddette imperative, norme tipiche di una concezione paternalistica dello stato che arriva a stabilire come e quanto ti devi lavare i capelli, che non puoi mettere lo smalto sulle unghie, che non puoi portare anelli, che tipo di occhiali devi mettere etc etc..
Mentre la tecnica utilizzata nel precedente regolamento del 2018 era quelle di disposizioni di portata generale ed astratta tipica delle democrazie occidentali, degli Stati moderni, insomma degli stati che non considerano i loro cittadini sudditi.
La scelta di questa tecnica esemplificativa da un punto di vista formale esalta la supremazia dell’amministrazione da cui tali precetti provengono. Sotto un profilo sostanziale con il paternalismo di queste disposizioni si vuole incidere fortemente sulla vita dei propri dipendenti , così tanto da regolamentare anche la loro vita quotidiana, infatti, basti pensare che viene stabilito il tipo di taglio dei capelli che si deve fare e evidentemente rimane sempre anche fuori servizio.
Pertanto non ci si limita più a parlare di una generica ed astratta “particolare cura della propria persona e dell’aspetto esteriore ” come nel precedente regolamento del 2018, ma ci si spinge ad indicare con un elenco dettagliato, art. 37 del nuovo regolamento, modalità e termini specifici per la “cura della persona”: il tipo di taglio e il colore dei capelli, quanta lacca si può mettere, se e che tipi di anelli si può mettere, cosa ci si deve lavare etc etc.
Con questa tecnica redazionale e con le disposizioni elencate si è voluto chiaramente rimarcare le differenze di genere e soprattutto si è fissato il principio che esistono solo Maschi o Femmine , non c’è spazio per gli appartenenti al mondo LGBT.
Sembra che per questa amministrazione con questo regolamento, per il suo sindaco e per la sua vice, o sei maschio o sei femmina, disposizioni specifiche per un sesso e per l’altro.
Anche in questo caso e con queste scelte ci sembra che si sta cercando di portare indietro le lancette del tempo senza preoccuparsi di calpestare i diritti civili dei cittadini, come quelli degli appartenenti al mondo LGBT, che se destinatari di questi provvedimenti non potranno più essere se stessi.
inoltre, ci chiediamo se un regolamento con questi precetti, oltre ai diritti civili, possa violare i principi fondamentali del diritto sindacale , del diritto del lavoro e dei diritti fondamentali della persona garantiti dalla Costituzione ma anche del buon senso.
La giustificazione di queste scelte sembra essere nella necessità di garantire che gli appartenenti al Corpo della Polizia Municipale possano non avere particolare cura della propria persona e del loro aspetto esteriore tanto da attirare giudizi negativi che incidano sul prestigio e il decoro dell’Amministrazione Comunale.
Certo sempre il solito prestigio delle istituzioni alla bisogna, quindi, avere il sindaco imputato per reati contro la pubblica amministrazione in un processo penale va bene, non incide sul prestigio del comune, mentre se un membro della polizia municipale mette lo smalto sulle unghie, porta un anello appariscente, mette gli orecchini, porta i capelli con troppa lacca o troppo lunghi o troppo voluminosi o non li lava spesso apriti cielo spalancati terra addio prestigio dell’ amministrazione.
https://www.comune.arezzo.it/sites/default/files/statuti_regolamenti/files/pdf/regolamento-p.m.pdf