Nella ricorrenza dei 700 anni dalla morte di Dante e nel turbinio delle manifestazioni che ogni città si è affrettata a dedicare al sommo poeta, dal più piccolo borgo alle grandi metropoli, sorge la testimonianza di una rinascita culturale e sociale. Scosso all’improvviso dal torpore in cui mi ero adagiato, impressionato da tanto affetto per Dante, mi sono fermato a riflettere quanti e quali artisti hanno tratto ispirazione dai canti della Divin Comedia.
Dal sublime Botticelli sul finire del 1400, passando per Federico Zuccari, William Blake, Gustave Dorè, Salvador Dalì, Robert Rauschenberg, si arriva al 900 italiano storicizzato con Giovanni Fattori, Duilio Cambellotti, Renato Guttuso, Quinto Martini, Remo Brindisi, Ennio Calabria, Emilio Greco e al contemporaneo con Bruno Ceccobelli, Mimmo Paladino, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Roberto Barni, e questi sono solo alcuni delle centinaia di artisti ispirati, attratti, estasiati, influenzati dai canti danteschi.
Ebbene nel glorioso anniversario, come già detto, decine di città si sono adoperate per omaggiare e ricordare Dante, spesso con mostre che mettessero in evidenza testimonianze presenti nei musei o nelle pinacoteche. Ecco che il torpore si desta e mi sovviene alla mente che pure la mia città, la bella e ridente Arezzo ( che per il Carducci bastava alla gloria d’Italia ma che per Dante era abitata da botoli ringhiosi cui pure l’Arno voltava il muso – canto XIV del Purgatorio – Botoli trova poi, venendo giuso,ringhiosi più che non chiede lor possa, e da lor disdegnosa torce il muso ) possiede ma non mostra gloriose testimonianze artistiche legate a Dante.
Nel 1989, in che modo non è dato saperlo (se per donazione o per diretta acquisizione dall’autore) arrivano ad Arezzo 34 illustrazioni dell’Inferno, opera dell’artista Quinto Martini. Si tratta di una cartella di 34 litografie, firmate e numerate 44/50 in numeri romani, quindi XLIV/L, che misurano cm 70X50, già incorniciate e pronte per essere esposte ma purtroppo disperse fra uffici e magazzini comunali. Realizzate nel 1974, sono il frutto di um importante progetto dell’artista legato alla trasposizione grafica dell’inferno con una introduzione di Carlo Ragghianti. Martini per tutta la vita omaggia Dante realizzando decine di opere fra grafica, pittura e scultura ispirato dai canti della Divina Commedia, Quinto Martini era pure molto legato ad Arezzo, sia artisticamente che affetivamente, e la città conserva nelle collezioni comunali molte testimonianze dell’artista. Vorrei quindi permettermi di dare un consiglio all’amministrazione comunale, apriamo i nostri armadi e rispolveriamo i nostri tesori. Nell’anno dedicato a Dante rendiamo visibile il lavoro di uno dei grandi artisti del 900 italiano, omaggiamo il Sommo Poeta attraverso un patrimonio di opere che già possediamo, ne trarrebbe vantaggio Arezzo, Dante, Quinto Martini e finalmente potremmo sfatare il mito che non siamo botoli ringhiosi ma potremmo veramente esser groria d’Italia.