Apprendiamo dalla bacheca del profilo Facebok del consigliere comunale Michele Menchetti quanto segue:
C’è un parco ad Arezzo che sarebbe meraviglioso.
Al suo interno convivono ambiente, cultura, sanità, storia, e tanto altro ancora.
E’ il parco del Pionta.
Purtroppo però, da molti anni il parco è lasciato a sé stesso.
La politica si riempie la bocca del suo nome solo in campagna elettorale. Poi puntualmente non fa nulla. O quasi.
Anche ieri abbiamo avuto l’ennesima prova che nonostante il passare del tempo, il Pionta resta abbandonato, tirato in ballo solo all’occorrenza.
Anche ieri oltre ai tanti rifiuti disseminati ovunque, abbiamo trovato la solita grande quantità di siringhe e altro materiale, testimoni indiscutibili del continuo consumo di stupefacenti dentro il parco.
Ma non solo.
Nel giorno della festa della mamma, ci ha colpito il ritrovamento di preservativi proprio in quegli anfratti, in quei luoghi nascosti dove avviene il consumo di droga. Segno evidente che molte figlie – si parla anche di ragazze sui vent’anni – pagano le loro dosi col proprio corpo.
Oltre all’odore nauseabondo di feci umane e di urina, insieme a questa immaginaria scena di prostituzione, di svendita del proprio corpo, l’aria pesa come un macigno in quei luoghi. Il degrado sociale è immenso. Ed è lì, a due passi dalla città, dalla stazione, dai negozi. A due passi da tutti noi.
Vogliamo una volta per tutte renderci conto del disastro che sta avvenendo sotto i nostri occhi? Quando se ne accorgerà l’amministrazione di questa città?
Ci permettiamo due suggerimenti pratici che possono essere attuati subito, che ovviamente non risolvono il problema, ma potrebbero essere un punto di inizio:
1) Eliminare tutti gli arbusti lungo viale Cittadini, lasciando solamente i grandi alberi. E’ proprio qui uno dei luoghi in cui avvengono tutte le cose che abbiamo elencato.
2) Eliminare le siepi che creano di fatto delle coperture a chi si vuole appartare, prima della strada dei cipressi che si ricongiunge a via Laschi.
Un’ultima considerazione per tutte le porte o le finestre dei vari edifici del parco del Pionta che sono stati MURATI: essi costituiscono la rappresentazione del fallimento di qualsiasi politica di recupero del parco stesso.
A quel punto meglio raderli al suolo. O no?